Prima di entrare nel vivo di questo articolo vorrei ringraziare tutti
coloro che hanno già letto i precedenti e dare il ben venuto ai (spero
numerosi) nuovi lettori di questa rubrica dedicata al mondo del cinema.

"Il dr. Will Caster è uno
dei più brillanti studiosi nel campo dell'intelligenza artificiale, al momento
al lavoro su PINN, un sistema altamente avanzato di computer con autocoscienza
basato sul cervello di scimmie usate come cavie. Quando un attentato portato da
una frangia terroristica che mira a bloccare lo sviluppo di simili tecnologie
lo condanna a morte la moglie, anch'essa studiosa, decide di sottoporre la sua
mente al medesimo procedimento operato sul cervello della scimmia e caricarla
dentro PINN per vedere se la sua mente possa continuare a viva usando i
computer al posto della materia grigia. L'esperimento ha successo al di là di
ogni aspettativa e la mente di Will Caster non solo vive ma acquista rapidità e
potenza di calcolo contaminandosi con i computer e avendo accesso ad internet arriva ovunque cominciando a pianificare la propria sopravvivenza e il proprio potenziamento. Solo il fronte terroristico anti-intelligenza artificiale sembra aver capito tutto quel che sta accadendo." (Fonte: MYmoovies.it)
potenza di calcolo contaminandosi con i computer e avendo accesso ad internet arriva ovunque cominciando a pianificare la propria sopravvivenza e il proprio potenziamento. Solo il fronte terroristico anti-intelligenza artificiale sembra aver capito tutto quel che sta accadendo." (Fonte: MYmoovies.it)
Solitamente non prendo in prestito da altri siti la trama del film,
preferisco essere io a sviscerare con il lettore le sfumature dell'opera in esame.
Per questo film però ho fatto un'eccezione e il motivo è molto semplice: non è
nello svolgersi della storia l'elemento fondamentale del lungometraggio.
Se si è appassionati o anche semplicemente frequentatori del
background fantascientifico, la trama del film sembra condurci ad uno sterile già sentito: un'intelligenza artificiale
super-evoluta sfugge al controllo di chi l'ha creata (l'essere umano) e degli
"eroi" (sempre gli esseri umani) devono tentare di tutto per
fermarla. Nulla di nuovo quindi? Anch'io inizialmente la pensavo così. Poi la
mia sete di fantascienza mi ha portato a vedere il film e mi sono dovuto
ricredere. TRANSCENDENCE infatti ha
sì una storia decisamente lineare e scorrevole, per dirla alla Dante sanza 'nfamia e sanza lodo, ma ha nella
sua faretra due o tre frecce che lo rendono una pellicola degna di essere presa
in considerazione in una rubrica di cinema.
La prima di queste frecce sta proprio nello svolgersi della storia
che, se non eccelle per originalità e innovazione, resta sicuramente gradevole
e ben scritta: tutti i nodi vengono sciolti a non ci sono elementi di disturbo
(che purtroppo abbondano in molti film di questo genere).

Esiste però un filone, soprattutto letterario, in cui il Villain (il cattivo) non è il
"diverso"(la macchina o l'alieno) ma proprio l'essere umano. In
questo caso si pensi alle CRONACHE
MARZIANE di Ray Breadbury o al famosissimo film Disney BAMBI.
Definirei TRANSCENDENCE una
sorta di fantascientifico BAMBI (riferendomi
all'aspetto positivo del paragone e non a quello fanciullesco). Da qui il
titolo dell'articolo: trascendere... a
prescindere!
La trascendenza di cui si
parla nel film è quella condizione di miglioramento che la razza umana può (e
dovrebbe) attuare. L'aspetto a
prescindere invece è quel pessimo retaggio morale che la stessa razza umana
si porta dietro, come un fardello, praticamente da sempre; un atavico senso di
conservazione che la porta a giudicare negativamente qualsiasi essere diverso
da se stessa: il diverso è una minaccia.
Una delle frasi ricorrenti del film è proprio: "non capiscono ciò che è diverso da loro e lo temono". Questo
elemento di riflessione e il modo in cui viene trattato, diviene il punto di
forza del film ed è inevitabile rifletterci su una volta usciti dalla sala
cinematografica. L'essere umano non comprende la diversità e la carica della
stessa malvagità di cui lui è portatore. È come essere raffreddati e pensare
che, se qualcun altro tossisce, è affetto dalla nostra stessa malattia.
Muovendo da questo assunto, TRANSCENDENCE
riesce a trascendere dal semplice
film "mordi e fuggi" e ci regala una discreta esperienza con tanto di
riflessione sulla nostra attuale condizione: avere paura di tutto e di tutti,
un leitmotiv che orma ci viene somministrato giorno dopo giorno dagli organi di
stampa - e non solo - e al quale ci stiamo pericolosamente abituando.
C'è un terzo dardo nella faretra
del film, che non sottovaluterei rispetto ai primi due: finalmente torniamo ad
osservare un Jonny Deep privo di eccessi e di caricature. Senza nulla togliere
allo stralunato Jack Sparrow (e ai personaggi Sparrowniani interpretati successivamente da Deep), il dr. Will
Caster credo ci volesse per il noto attore; tant'è che, alla fine del film, ci
si trova anche ad apprezzare la scelta del casting. Infatti Deep in questo
ruolo finisce per dare ancora più rilevanza alla bontà di intenti
dell'intelligenza artificiale. L'attore interpreta perfettamente il ruolo del BAMBI tecnologico.
Per concludere quindi direi che il film merita di essere visto, senza
troppe pretese, ma con un occhio critico su "chi siamo" e sul perché
continuiamo ad essere così presuntuosi ed egocentrici da pensare che tutto il
resto del creato (che spesso è fuori dalla nostra consapevolezza) debba essere
necessariamente a nostra immagine e somiglianza. Forse sarà colpa di quel
vecchio detto "Maggio, vai
adagio"...
Oppure sarebbe semplicemente il caso di darci una svegliata e di rinnovarci
un po', di evolverci ad uno stadio diverso, di trascendere appunto. A prescindere
dal retaggio tramandatoci dai nostri predecessori.
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