sabato 1 febbraio 2014

MARKETING ed ETICA (di Simonetta Cervelli)

L’obiettivo del marketing è modificare le percezioni del potenziale cliente relativamente al proprio prodotto e a quello dei concorrenti.

Quindi se il marketing usa tecniche di manipolazione della mente e tu sei una persona eticamente corretta potresti avere problemi a usare il marketing.

Ma se non usi il marketing come riesci a fare business?



Questa è la domanda che negli ultimi mesi mi sta arrovellando la mente.

Soprattutto dopo, che da più di due anni , cerchi di dare offerte culturali a largo spettro, scegli i prodotti migliori , ti orienti sull’equosolidale e sul biologico e poi ti accorgi che se non usi la carta del pane per scrivere gli ingredienti, non hai la giusta luce o un ufficio stampa , il tuo locale non è “ interessante “.

Oggi l’immagine è prioritaria sulla scelta del consumatore.

Un prodotto se è pubblicizzato in TV vende anche se è rinomatamente dannoso per la salute.

Da qui la conclusione che se uno non ha la forza economica per ritrutturare il locale a seconda della moda del momento o non si può permettere un valido ufficio stampa faticherà sempre a stare al passo dei più agguerriti utilizzatori del marketing.

Il mio sogno?

Un consumatore più attento a ciò che mangia e meno al suo contenitore, ma ho detto bene, un sogno , già negli anni ‘60 Bianciardi aveva colto il problema , guardatevi questo spezzone tratto dal film “La Vita Agra” http://www.youtube.com/watch?v=5lCJKhXzHsI

Un consiglio: provate per una volta a fare una cena al buio, senza sapere quali pietanze saranno servite, e provate a distinguere gli ingredienti .

Quello che voglio evidenziare è che nel corso degli anni il gusto è un senso che è assopito, lasciando alla vista anche il suo ruolo e ancora peggio, permettiamo alla pubblicità di influenzare le nostre scelte .

E questo vale su tutti i campi.

Vi ricordate l’esperimento che il musicista Joshua Bell fece nella stazione della metropolitana di Washington DC?

“ … Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento.
Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo.
Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.
Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.”

Questo conferma il mio precedente ragionamento, noi diamo valore , alle cose come all’arte, a seconda del contesto dove le troviamo e non per quello che esse valgono realmente.

Ma io sono un’indomabile ottimista e ai sogni ci credo.

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