martedì 1 aprile 2014

Andando a ritroso nella storia del Blues

Questa rubrica dovrebbe parlare solo di musica e in particolare di blues ma oggi vi voglio parlare di cinema, naturalmente sempre legato alla musica del diavolo.

Sono andato a vedere il film premio oscar 2014 dal titolo "12 anni schiavo"
un film intenso e bellissimo tratto dal libro omonimo e che racconta una storia vera accaduta al protagonista e autore del libro, tra il 1841 e il 1853.

Siamo nel periodo precedente alla guerra di secessione negli stati uniti del sud dove lo schiavismo era ancora legale.

Solomon Northup è un musicista nero e un uomo libero nello stato di New York. Ingannato da chi credeva amico, viene drogato e venduto come schiavo a un ricco proprietario del Sud agrario e schiavista. Strappato alla sua vita, alla moglie e ai suoi bambini, Solomon infila un incubo lungo dodici anni provando sulla propria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia della sua gente. A colpi di frusta e di padroni vigliaccamente deboli o dannatamente degeneri, Solomon avanzerà nel cuore oscuro della storia americana provando a restare vivo e a riprendersi il suo nome. In suo soccorso arriva Bass, abolizionista canadese, che metterà fine al suo incubo. Per il suo popolo ci vorranno ancora quattro anni, una guerra civile e il proclama di emancipazione di un presidente illuminato.

In questa pellicola oltre alla sofferenza e all'ingiustizia della schiavitù, naturalmente si odono in sottofondo i canti degli schiavi nei campi di cotone, i così detti Hollers (i canti dei raccoglitori di cotone e dei galeotti neri scanditi dal ritmo dei picconi dei lavori forzati… e gli hollers, quelli del delta, con le loro note lunghissime e le loro frasi decorate), e gli Spiritual (canti religiosi che di solito venivano santati in occasione di funzioni religiose e funerali)

Il film mi ha colpito particolarmente, tanto da volerne scrivere qui, perchè mi ha fatto comprendere ancora meglio l'origine della musica che amo, il Blues.

Solo da una tale sofferenza poteva nascere una musica così, un nodo che ti stringe l'anima, un senso di impotenza che si esprime con poche semplici note, ma che arriva dritto al cuore.

Alla fine del film mi sono commosso e mi sono reso conto di essere ancora più motivato a diffondere il Blues il più possibile, a farlo comprendere a chi non lo conosce e a far capire che senza il blues e senza le sofferenze e le vittime dello schiavismo, non solo non sarebbe esistito il Blues ma neanche il rock , i Beatles i Rolling Stones i Led Zeppelin, e tanti altri gruppi che hanno fatto la storia della musica moderna.

Dobbiamo quindi ringraziare il popolo nero, che con le sofferenze subite ci ha lasciato un eredità musicale fondamentale.

Anche Alan Lomax , di cui parlavamo nel precedente articolo, si accorse dell'importanza di quest'eredità.

Infatti pur essendo un chitarrista e cantante, oltre che etnomusicologo, non riusciva a cantare gli hollers dei campi di cotone e gli hollers delle prigioni e a riprodurli come nelle interpretazioni che aveva ascoltato e registrato nei campi e nelle prigioni.

Un giorno , racconta, durante il servizio di leva però, essendo stato assegnato al servizio di lava piatti nella mensa ufficiali e dopo una lunga giornata di lavoro, sempre in piedi, con i piedi doloranti e le gambe che non lo reggevano più, dopo più di 12 ore di lavoro, iniziò ad intonare un canto blues , un hollers creato da lui.

Incredibilmente ci riuscì, come mai aveva fatto prima, in quel momento capì che la sofferenza che stava provando gli aveva permesso di avvicinarsi così tanto al modo di cantare della gente di colore che per generazioni aveva subito soprusi e angherie da parte dei bianchi.

In conclusione vi consiglio di vedere il "film 12 anni schiavo" , oscar meritatissimo vi allego un esempio di blues con testo religioso ispirato agli spiritual, con la caratteristica struttura call and reponse !!



Nel video: John the Revelator di Blind Willy Johnson



Stefano

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