Diamo
per scontato che nella vita sentiamo, percepiamo, recepiamo segni, colori,
immagini, suoni, voci, ma non ci soffermiamo mai abbastanza sulla modalità del
sentire, sui diversi punti di vista con cui ci poniamo davanti a ciò che i
nostri occhi vedono e le nostre orecchie ascoltano.
Mi
hanno recentemente mostrato un pezzo di un film di Bob Gale, Interstate 60.
In
questo episodio Ray, un uomo vestito da medico invita un giovane – Neal Oliver,
il protagonista del film -
ricoverato su un letto d’ospedale a indovinare che carte ha in mano.
ricoverato su un letto d’ospedale a indovinare che carte ha in mano.
“Cuori
neri, picche rosse!”. Il ragazzo si trova di fronte a una realtà invertita in
cui non c’è corrispondenza tra seme e colore.
La
risposta del medico che poi si scopre essere una visione solo di Neal porta a
riflettere sulla visione: “L’esperienza ti ha condizionato a pensare che tutti
i cuori siano rossi e tutte le picche siano nere!”.
Vediamo
ciò che vogliamo vedere, cogliamo ciò che siamo abituati a cogliere.
In
questo modo, condizionati e prevenuti, rischiamo di vivere con i sensi e le
percezioni dimezzate.
La
vita invece è pronta a sorprenderci al di là dell’abitudine e i nostri cinque
sensi che spesso diamo per scontato e ovvio di possedere hanno la funzione di
aprirci all’inedito, alla sorpresa, allo stupore.
Come
vediamo un tramonto?
Come
ascoltiamo una musica che ci prende fino nel profondo dell’anima?
Come
diamo e riceviamo una carezza?
Come
sentiamo un profumo?
Come
gustiamo un sapore antico?
Dobbiamo
imparare ogni giorno a percepire la vita, lasciandoci stupire, facendoci
incantare e scoprendo che le picche possono essere rosse e i cuori neri.
Annalisa Margarino
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