«Cosa
scrivo?».
«Scrivi
quello che vuoi, quello che ti viene in mente», rispose il nonno.
«E
se sbaglio come si cancella?».
Il
nonno sorrise.
«Ci
sono i bianchetti apposta che io non ho», disse.
«Niente.
Se sbagli non si cancella».
«Se
sbaglio rimane l’errore?», domandò Giordano preoccupato e perplesso.
«Gli
errori rimangono. Le scritte rimangono, anche se stracci la carta. È un po’
come l’anima. Tutto
quello
che alle anime rimane, non si cancella».
Giordano
digitava lentamente le lettere una a una, sforzandosi di non sbagliare perché
non voleva
«Non
si cancella, non si cancella, io invece cancello…» (Annalisa Margarino, Contatto, Youcanprint 2014, p. 60)
Per
l’articolo del mese di dicembre ho scelto di citare una parte del mio romanzo,
in cui il protagonista, Giordano, ricorda un dialogo con il nonno, davanti a
una Lettera33, una vecchia macchina da scrivere.
Giordano
ripensa alla macchina da scrivere come metafora dei rapporti umani.
In
un tempo in cui i social network e la comunicazione virtuale facilitano
cancellazioni ed eliminazioni, il protagonista riflettere sul fatto che nella
vita i rapporti umani, i sentimenti, le emozioni e gli errori che spesso per
leggerezza commettiamo gli uni verso gli altri non si cancellano.
Le
leggerezze del nostro agire e, non meno, del nostro dire rimangono. Restano le
ferite che arrechiamo, come anche i gesti di bene, di amore, di attenzione e
cura.
È
bello pensare che la nostra anima è come la carta attorno a un rullo di una
macchina da scrivere il cui testo è composto anche di imperfezioni e
cancellazioni visibili e di sbavature di inchiostro. È ancora più importante
ricordare che i nostri gesti, il nostro parlare, il nostro relazionarci sono
come i tasti battuti su una Lettera33 che lasciano segni nelle vite altrui.
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