
“C’è una guerra dentro di me. È una lotta molto dura
tra due lupi. Uno è cattivo e invidioso, ingordo, responsabile di molte colpe,
con risentimento verso il prossimo, indulgente con se stesso, bugiardo e con un
orgoglio finto. L’altro invece è buono. È la gioia,
la compassione, l’umiltà, la benevolenza e la verità…
La stessa lotta che c’è dentro di
me adesso c’è anche dentro di te, e c’è dentro a ogni persona….”.
Il nipote guarda in su verso il nonno e con gli occhi
pieni di paura gli chiede: “Dimmi nonno, quale di questi due vince?”.
Il nipote guarda in su verso il nonno e con gli occhi
pieni di paura gli chiede: “Dimmi nonno, quale di questi due vince?”.
E il nonno in risposta “Quello
che nutri….”.
Ho avuto modo di leggere
recentemente questa breve storiella che circola sul web e che forse è tratta
dalla tradizione degli indiani d’America.
Gli spunti che offre sono
molteplici. Può essere letta da una prospettiva psicologica, ma anche da una
prospettiva puramente esistenziale.
Già gli antichi filosofi come
Platone e Aristotele concepivano la possibilità di due vie: quella del bene e
quella del male.
Spesso viene istintivo
contrapporre a ciò che è positivo, buono, proficuo, costruttivo il male che
invece distrugge, danneggia, rende vano.
La storia dell’anziano Cherokee
racconta che queste due anime sono dentro di noi. C’è il bene e il male. Dentro
ciascuno di noi c’è questa lotta.
Chi vince? Vince ciò che
decidiamo di nutrire con l’attenzione, con la dedizione, con le nostre scelte,
con le nostre scale valoriali.
Seguendo la storia dei due lupi,
però, viene facilmente da pensare a un’altra storia di origine diversa, ovvero
quella del lupo di Gubbio raccontata da Tommaso da Celano nel capitolo XXI dei
Fioretti.
Anche in questa narrazione entra
in gioco una simbologia ben precisa. Il lupo cattivo diventa buono perché viene
sfamato e riceve attenzione. A volte, perché qualche parte di noi non diventi
troppo violenta, va ascoltata e curata.
Sembra che sia leggendo la storia
dell’anziano Cherokee sia leggendo il racconto del lupo di Gubbio, si possa
concludere che è questione di cura. Ciò che nutriamo, ciò verso cui mostriamo
attenzione e benevolenza può essere incanalato in modo positivo.
Vince il lupo buono se lo nutro,
si mansueta il lupo cattivo se ne comprendiamo i bisogni, il grido e le energie
orientate in malo modo.
Le due storie ci invitano a farci
riflettere su come nutriamo i vari aspetti della nostra vita e su come ci
prendiamo cura di ciò che veramente conta per noi, senza trascurare ciò che
grida e chiede ugualmente attenzione.
Annalisa Margarino
Annalisa Margarino
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