Pochi giorni fa si è conclusa l'edizione 2014 del Festival del Cinema
di Cannes. Sempre pochi giorni fa ho visto il film che ha aperto il festival: Grace di Monaco diretto da Olivier Dahan e con Nicole Kidman nel ruolo della principessa e attrice Grace Kelly.
Il giorno successivo ho accompagnato una classe di bambini di quinta elementare a Torino e ho visitato il Museo del Cinema che si trova all'interno dell'imponente Mole Antonelliana. Il primo pensiero è stato subito per il festival di Cannes: per la serata dedicata ai western all'italiana e per quella grande fotografia di Marcello Mastroianni che, con la sua smorfia beffarda, si gustava tutta la passerella delle star dal manifesto ufficiale del festival. Alla fine è arrivato il momento di scrivere l'articolo per LIFE ON MARS e tutti questi input si sono come cristallizzati.
Il giorno successivo ho accompagnato una classe di bambini di quinta elementare a Torino e ho visitato il Museo del Cinema che si trova all'interno dell'imponente Mole Antonelliana. Il primo pensiero è stato subito per il festival di Cannes: per la serata dedicata ai western all'italiana e per quella grande fotografia di Marcello Mastroianni che, con la sua smorfia beffarda, si gustava tutta la passerella delle star dal manifesto ufficiale del festival. Alla fine è arrivato il momento di scrivere l'articolo per LIFE ON MARS e tutti questi input si sono come cristallizzati.
"Questa rubrica
dovrebbe parlare di cinema", mi sono detto, "Non di un solo film al
mese!"
"Certo ma è
attraverso l'analisi di uno specifico film che si può parlare di cinema",
ha prontamente risposto l'altro me.
Per fortuna, alla
fine, le due parti si sono accordate e hanno dato vita a questo breve ma infuocato articolo.
Quindi dicevamo: Grace di Monaco. Faccio subito una confessione: ciò che mi
ha invogliato a vedere il film è stata la presenza di Tim Roth nel cast.

Il film è ambientato nel 1962 e il regista utilizza tutta una serie di
inquadrature e cambi scena che richiamano un po' al modo di fare film
dell'epoca; sicuramente un omaggio al personaggio di Alfred Hitchcock, presente
nel film come un gancio con il passato per la combattuta Grace.
Per il resto ci troviamo davanti ad un film di una noia e di una
"piattezza" che ti portano quasi a sperare che de Gaulle spari un
paio di cannonate di avvertimento, almeno per dare un po' di sprint al tutto.
Il film possiede un'indubbia eleganza visiva che ne permette una visione
quantomeno fruibile ma la storia si accartoccia su se stessa e non basta
neppure la fredda bellezza della Kidman o il piglio di Tim Roth (che fa un
Ranieri III più simile ad un Padrino che ad un Re) a sollevarla. Qualcosa si
muove verso la fine del film ma se devo paragonare quest'opera a "Il
Discorso del re" di Tom Hopper (2011), quest'ultimo vince su tutti i
fronti.
Non c'è molto altro da dire su questo Grace di Monaco, così ne
approfitto per dare sfogo all'altro me, quello che vorrebbe parlare di cinema
in maniera più aperta e la visita al Museo del Cinema di Torino mi da il giusto
slancio per farlo; soprattutto in relazione a quell'alta considerazione che il
mondo ha per il nostro cinema nazionale e che noi invece sembriamo ignorare. Il
festival di Cannes sceglie come manifesto Marcello Mastroianni e noi facciamo
sfilare Gabriel Garco. Ho cercato di girarci intorno, di evitare la "polemica"
ma proprio non posso farne a meno. Il problema è che mentre il mondo ci festeggia
mostrando i film di uno dei maestri del genere western come Sergio Leone,
mentre il mondo ci riconosce artisticamente attribuendo un oscar al nostro
cinema, il grosso della produzione nazionale continua a rimanere legato a "figli
dei figli" che potrebbero fare molto meglio altri mestieri, continua a
raccontare la realtà attraverso la solita e immancabile "famiglia in crisi"
o attraverso l'imbecille di turno che, circondato da altri imbecilli, fa
qualcosa di ancora più imbecille che "AHAHAHAH!!! Come rido!!!".
Se poi però si propone qualcosa di leggermente diverso o di vedute più
ampie, la risposta è: "Ma questo genere non ci appartiene. Queste cose in Italia non si possono fare!"
Infatti Sergio Leone è diventato maestro mondiale di un genere che non
ci appartiene e il mondo lo celebra...
Così, entrare nel Museo del Cinema di Torino e respirare l'aria di un
fantastico mondo che si materializza davanti ai tuoi occhi ti ricorda quanto ci
sia di poco funzionante in un sistema che continua ad investire sulla
mediocrità piuttosto che rischiare la grandezza. E, vi prego, risparmiatemi il
solito: "È stato sempre così, come possiamo pretendere che cambi?"
perché è un'idiozia.
Primo, non è stato sempre così (Rossellini nel dopoguerra usciva in
strada e ci dava lo spirito di quello che era l'Italia nei poveri e difficili
anni del dopoguerra), secondo si deve cambiare, altrimenti torniamocene a
vivere nelle caverne che quello sì che è stato così all'inizio della nostra
EVOLUZIONE.
Questa sera, quando andremo a dormire, proviamo a sognare tutti
assieme una Grace Kelly che possa venire a cambiare un po' la mentalità del
nostro paese. Vana speranza dite?
Io preferisco considerarlo solo un piccolo sogno di
una notte di quasi estate.
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