
Continuiamo il nostro viaggio nel jazz….ballereccio,
parlando di altri stili di danza nati grazie appunto a questo genere musicale.
Il mese scorso abbiamo conosciuto meglio il Charleston, oggi invece vi parlerò
dei suoi fratellini, alias Quick Step, Fox Trot, Slow Fox e Jive.
Il Fox Trot nasce in America ed ha le sue radici nel
“Ragtime”, stile musicale nato nei quartieri a luci rosse americani,
caratterizzato da un ritmo sincopato, spesso abbinato al “Cake walk”, un ballo
simile ad una marcetta.
Il Rag time preparò l’avvento del Jazz ed è proprio nel
momento di fusione tra questi due stili musicali che nasce il Fox trot
(Fox=volpe; trot=passo). Per alcuni studiosi questo ballo fa parte al gruppo di
danze, derivate dal Rag time, che sfrutta il nome degli animali per proporre
passi su ritmi sincopati che ne imitano le movenze: ad esempio il Donkey trot (passo
dell’asino), il Geechie walk (passeggiata dell’oca) e il Chicken Wheel (ruota
della gallina).
Il Fox trot inizia a diffondersi nei primi anni del ‘900
negli Stati Uniti, precisamente nel 1913 quando Harry Fox, impresario di
balletti, lo fece eseguire alle ballerine del suo spettacolo; il caratteristico
passo trotterellato del cavallo (in inglese”tro”)e forse anche il cognome del
suo creatore imposero il nome a questo ballo. Fu successo
immediato!
In Europa il Fox trot prende piede nel 1915, dapprima in
Inghilterra, poi anche in Italia durante il regime fascista: la mania del Duce
di italianizzare tutte le parole straniere di uso comune portò a ribattezzare
questo ballo come”danza volpina”.
Il ritmo del Fox trot è “S-S, Q-Q”,ovvero lento lento(Slow),
veloce veloce (Quick); è un ballo che si esegue in coppia, in presa chiusa (busto
contro busto), con movimenti simultanei e con i corpi dei ballerini sempre a
contatto l’uno con l’altro. Sul finire della Grande Guerra nascono due
varianti, che sono ancora oggi in uso nella categoria ballo da sala della Fids:
lo Slow fox e il Quick step. Quando il Fox trot fu portato a Londra dal grande
ballerino Oscar Duryea la Società Imperiale dei Maestri di ballo adottò il
nuovo arrivato, apportandovi però importanti trasformazioni. Ed è qui che entra
in scena lo Slow Fox.
La storia dello Slow fox inizia dalle origini più recenti
del Fox trot e ne è la sua versione lenta. I maestri di ballo inglesi modificarono
del tutto la danza americana rendendola completamente nuova: furono aboliti i
salti e i movimenti scattosi tipici del Fox trot e furono introdotti passi più
morbidi e delicati, chiaramente ispirati dal valzer lento. Nacque così lo Slow
fox, un nuovo ballo totalmente inglese, in assoluto il più tecnico dei balli
standard.
Il Quick Step invece è il …fratello veloce dello Slow fox e
del Fox trot: di origine inglese, nasce nel 1920, epoca in cui regnava il Jazz,
che gli ha donato musiche e ritmi. Frutto di una combinazione di Charleston,
Fox trot e One step, il Quick step ha una tecnica molto complessa e diversa dal
Fox, caratterizzata da una successione di passi velocissimi alternati a passi
lievemente più lenti e da saltelli verso l’alto. Un’immagine perfetta del Quick
step ce la danno gli indimenticati Fred Astaire e Ginger Rogers nei loro famosi
musical dell’epoca.
Ultimo, non per importanza, figlio del Jazz ed evoluzione
del Fox trot è il Jive, frutto degli esperimenti del direttore d’Orchestra
Benny Goodman: egli cambiò gli accenti al tempo della musica del Fox trot,
ottenendo il ritmo dello Swing. Negli anni trenta, periodo di forte sviluppo
per il ballo, le orchestre statunitensi di musica da ballo si davano battaglia
creando ritmi sempre nuovi da abbinare a balli ancor più innovativi.
I ballerini inventavano
passi e figure mai visti, ispirandosi al “Lindy hop”, prima versione del Rock
and roll diffuso, insieme con lo Swing, dai soldati americani nelle varie
nazioni in cui combattevano. Per questo il Jive ebbe diversi nomi: “Jive”,
appunto, in Inghilterra, “Boogie Woogie” in Italia, “Be-boop” in Francia,
“Blues boogie” in Germania, ecc. Dopo il conflitto, con l’evoluzione del Jazz
verso il Bebop, il Break-away diventò la base del Rock and roll, mentre il Jive
fu sottoposto ad una serie di revisioni e perfezionamenti stilistici che ne
hanno fatto uno dei balli ancora oggi più prestigiosi a livello internazionale.
A livello agonistico il Jive è piuttosto impegnativo, ma per chi lo pratica per
hobby i suoi passi di facile apprendimento lo rendono accessibile e divertente
anche ai ballerini principianti.
Sperando che con questa carrellata di balli magari un po’ di
voglia di ballare sia venuta anche a voi, vi saluto col mio casquet con la
gambetta alzata e vi aspetto qui puntuali il mese prossimo con la nostra prima
intervista ad una grande ballerina!
Laura Quatrini
Laura Quatrini
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