
È
un po’ di giorni che penso alle file come condizione della vita ordinaria: le
file nei negozi, in particolare al supermercato, alla posta e negli uffici pubblici o quelle
per entrare in un luogo in cui si sta per realizzare un evento o all’aeroporto
prima di un viaggio.
È
condizione degli uomini mettersi in fila.
E
lo stare in coda ci rende, in genere, tutti nella stessa condizione. Si attende,
ci si guarda intorno, ci si osserva reciprocamente e insieme si pazienta,
mentre i pensieri anticipano ciò che sarà.
mentre i pensieri anticipano ciò che sarà.
La
fila ci insegna ad aspettare, a non prevaricare su altri, a non dominare, non
invadere. Sappiamo che è incivile passare avanti e che non è conveniente
provarci se non per dignità per evitare ire e reazioni aggressive.
Pensando
alle file, però, in questo tempo mi viene spontaneo metterne due in parallelo:
la fila dei profughi e la fila per l’acquisto del nuovo Iphone 6.
Non
amo demonizzare la tecnologia. Se qualcosa può servire, benvenga!
Eppure
davanti a me continuo a visualizzare questi due diversi modi di fare fila. Due
file per una salvezza.
È
una salvezza il nuovo modello di Iphone? Certamente no. Molti concorderanno. Eppure,
quella fila, quella pazienza vissuta è indice che lì c’è un valore, c’è
qualcosa che dà senso.
È
una salvezza la fila dei profughi? Sì, perché non c’è alternativa a stare
incolonnati. O la morte o la coda.
File
diverse che raccontano vite differenti, condizioni di opulenza e situazioni
vitali di povertà e precarietà.
Viene
da riflettere su queste due file che rappresentano modi diversi di stare nella
vita e forme di salvezza agli antipodi.
Può
un Iphone salvarci la vita? Può una frontiera salvare la vita di un profugo?
Domande
che ci mettono di fronte al nostro stare in fila nella vita.
Cosa
attendiamo? Come stiamo allineati? Qual è il nostro orizzonte?
In
questo momento della mia vita davanti a quale sportello sto facendo la coda?
Forse
molti di noi non sono su una linea di frontiera, ma su un guado altrettanto
significativo.
È
bello metterci in osservazione della nostra fila per capire a che punto della
vita siamo.
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