domenica 2 marzo 2014

Lo Choro (di Stefania Castiglioni)

“Intorno al 1870 nella città di Rio de Janeiro cominciarono a nascere gruppi musicali composti prevalentemente da funzionari pubblici. Suonavano per il solo piacere di farlo, mescolando la musica europea della polka e del valzer con i ritmi afro-brasiliani.

Così crearono lo choro, il primo genere musicale urbano genuinamente brasiliano, che precedette il samba e la bossa nova”Inizia così il documentario “Brasileirinho” del registra Mika Kaurismaki, che esplora appunto l’odierna quotidianeità dei musicisti di choro, e come questo genere musicale si sia diffuso e venga praticato tutt’oggi dalle scuole ai più grandi teatri. Essendo colonia portoghese il Brasile è sempre stato influenzato dalle mode portate con se dai colonialisti, ma in qualche modo rielaborando i contenuti con un tocco di “brasilianità”.



Nello choro troviamo ad esempio la forma del rondò, tipica della musica polifonica europea, in cui il brano si sviluppa partendo da una prima parte detta esposizione, terminante in tonalità di tonica, lasciando intenzionalmente sospeso quel discorso che si è iniziato, e che si sviluppa con la parte centrale per poi tornare, nella conclusione, a riaffermare il tema principale.
Proprio per questa sensazione di sospensione e per il suo andamento spesso “piangente”, perchè dominato da tonalità minori, questo stile musicale venne definito “choro” (ndr cioè “pianto”).I primi gruppi di choro erano per lo più trii, composti dal flauto, che eseguiva spesso parti da solista, dalla chitarra, che svolgeva un ruolo di accompagnamento quasi come il contrabbasso nella musica jazz, e dal cavaquinho, una piccola chitarra con suono più acuto, che eseguiva invece variazioni e accordi sulla base armonica del brano.
A questi strumenti si aggiungeva poi il pandeiro, dando quella nota percussionistica che mancava senz’altro alla musica europea da camera da cui era ispirato lo choro inizialmente.Nonostante sia un genere musicale antecedente al jazz americano di circa 50 anni, il principio con cui si sviluppa è molto simile, soprattutto per il carattere virtuosistico che lo contraddistingue e per l’improvvisazione polifonica sulla base ritmica.
Nel tempo molti altri strumenti si sono aggiunti a quell’iniziale quartetto di flauto, chitarra, cavaquinho e pandeiro, partendo dal presupposto che non c’era una base musicale vincolante, ma che l’importante era l’abilità del musicista che si inseriva nel ritmo, qualsiasi fosse lo strumento che suonava. Importante è la funzione della chitarra con sette corde, introdotta nel XX secolo, che passò a svolgere la funzione di baixaria, cioè di quell’accompagnamento da contrabbasso svolto inizialmente dalla chitarra normale, in quanto più adeguata di quest’ultima grazie alla settima corda accordata per lo più in Do grave, che aggiungeva una maggiore estensione verso il basso.



Stefania Castiglioni

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