Durante
un’ora di lezione domando ai miei studenti cosa sia la regola aurea, dopo aver
affermato che si tratta di un principio universale, importante e prezioso, più
antico del Vangelo.
Mi
giungono da punti diversi dell’aula risposte creative e fantasiose, insieme a
regole e principi di tutti i tipi.
È
bello vedere come ognuno ha incamerato in sé, per educazione e percorsi
vissuti, seppur in una breve vita, principi vitali differenti.
Sorrido
perché è vicino e perché questo ‘imperativo’ fa parte della regola aurea.
Invito
la classe a pensare ancora un po’.
Una
ragazza ripercorre con la mente e a voce frasi del vangelo.
Alla
fine rinuncio e mi decido a pronunciare la frase: “Ama il prossimo tuo come te
stesso”.
Un
ragazzo della classe mi guarda e mi dice che è profondamente egoista una norma
che presuppone che si amino gli altri come se stessi.
Gli
domando se è certo di questa affermazione e se ritiene che sia così semplice
amare se stessi, senza autoingannarsi, senza autoelevarsi e senza eludere dai
propri difetti.
Un
ragazzo, allora, fino a quel momento distratto e preso da altro, alza la mano.
È un ragazzo bello, sicuro di sé, pieno di energie. Prende parola e mi dice una
grande verità: “Prof., la verità è che a volte io mi sono così antipatico.
Vede, se io fossi al posto di Chiara non mi saluterei, se fossi al posto di
Marco non mi tratterrei bene e se fossi al posto di Filippo non mi
rispetterei”.
Il
più sbruffone e il più sicuro ha centrato in pieno. Quanta verità in questa
osservazione! Lo guardo, cerco di dare valore alle sue osservazioni e commento:
“Questa è la difficoltà della regola aurea. Non è facile amarsi. Ma se non
riconosciamo il nostro valore come facciamo a riconoscere la ricchezza
dell’altro?”.
Guardo
i miei studenti che ancora devono crescere, formarsi, accettarsi e penso a come
per tutti ogni giorno sia una lotta riconoscere il bene di sé, la propria
bellezza e provare gratitudine per la propria esistenza.
Riprendo
la regola e ricordo alla classe che prima di tutto siamo prossimi a noi stessi,
sempre un po’ sconosciuti e ignoti e che lo sforzo di una vita è accogliersi.
Solo così potremo comprendere le vite degli altri.
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