sabato 1 novembre 2014

Una regola difficile



Durante un’ora di lezione domando ai miei studenti cosa sia la regola aurea, dopo aver affermato che si tratta di un principio universale, importante e prezioso, più antico del Vangelo.
Mi giungono da punti diversi dell’aula risposte creative e fantasiose, insieme a regole e principi di tutti i tipi.
È bello vedere come ognuno ha incamerato in sé, per educazione e percorsi vissuti, seppur in una breve vita, principi vitali differenti.
Dal fondo dell’aula finalmente un ragazzo alza la mano: “Professoressa, la regola aurea è Non fare agli altri ciò che non vuoi che sia fatto a te!”.
Sorrido perché è vicino e perché questo ‘imperativo’ fa parte della regola aurea.
Invito la classe a pensare ancora un po’.
Una ragazza ripercorre con la mente e a voce frasi del vangelo.
Alla fine rinuncio e mi decido a pronunciare la frase: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Un ragazzo della classe mi guarda e mi dice che è profondamente egoista una norma che presuppone che si amino gli altri come se stessi.
Gli domando se è certo di questa affermazione e se ritiene che sia così semplice amare se stessi, senza autoingannarsi, senza autoelevarsi e senza eludere dai propri difetti.

Gli faccio presente che amore di sé e narcisismo autocelebrativo non corrispondono.
Un ragazzo, allora, fino a quel momento distratto e preso da altro, alza la mano. È un ragazzo bello, sicuro di sé, pieno di energie. Prende parola e mi dice una grande verità: “Prof., la verità è che a volte io mi sono così antipatico. Vede, se io fossi al posto di Chiara non mi saluterei, se fossi al posto di Marco non mi tratterrei bene e se fossi al posto di Filippo non mi rispetterei”.
Il più sbruffone e il più sicuro ha centrato in pieno. Quanta verità in questa osservazione! Lo guardo, cerco di dare valore alle sue osservazioni e commento: “Questa è la difficoltà della regola aurea. Non è facile amarsi. Ma se non riconosciamo il nostro valore come facciamo a riconoscere la ricchezza dell’altro?”.
Guardo i miei studenti che ancora devono crescere, formarsi, accettarsi e penso a come per tutti ogni giorno sia una lotta riconoscere il bene di sé, la propria bellezza e provare gratitudine per la propria esistenza.
Riprendo la regola e ricordo alla classe che prima di tutto siamo prossimi a noi stessi, sempre un po’ sconosciuti e ignoti e che lo sforzo di una vita è accogliersi. Solo così potremo comprendere le vite degli altri.

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