sabato 1 febbraio 2014

Vendimi questa penna! (di Alessandro Parisi)

Life On Mars
(Articolo 1)

"Vendimi questa penna!"

Questi sono giorni di pioggia. Fredde e grigie giornate dove le città si sgretolano come castelli di sabbia in riva al mare.  Il traffico capitolino è in tilt: stazioni della metropolitana allagate, strade che sembrano
torrenti in piena e Roma che si trasforma  in un'inquietante Venezia.
Questo scenario mi dovrebbe far pensare a Russell Crowe, vestito da Noè (film che vedremo prossimamente in sala) che, con il suo bastone da mago, guida le bestie del creato sulla sua arca formato Titanic. Invece nella mia mente torna a farsi viva una frase, piccola, semplice e, solo apparentemente, senza troppo senso: "Vendimi questa penna!".
Per chi ancora non ha avuto modo di vedere l'ultima fatica cinematografica di Martin Scorsese (Taxi Driver, Gangs of New York, The Departed), sono pronto a svelare l'arcano: è la frase chiave del film THE WOLF OF WALL STREET ed è pronunciata dal protagonista della storia Jordan Belfort, interpretato da un magistrale Leonardo di Caprio; ormai attore "feticcio" di Scorsese che da almeno 15 anni a questa parte ha preso il posto di un altro mostro sacro del cinema, il signor Robert de Niro.

Il film è tra quelli candidati agli Oscar 2014 e ci parla dell'ascesa di una "divinità" della finanza americana che fa della sua abilità di venditore il "Cavallo di Troia" per espugnare il mondo del brokeraggio e bussare alle porte di quel paradiso finanziario che prende il nome di Wall Steet.
Ho deciso di utilizzare tale film per battezzare questa rubrica non solo perché Scorsese è uno dei miei registi preferiti ma soprattutto perché lo trovo una fotografia eccezionale del momento storico che stiamo vivendo. Il film, portato ai suoi minimi termini, cioè andando oltre tutto l'eccesso di orge, droghe e soldi (considerati la peggiore delle dipendenze) che occupano la vista dello spettatore per quasi la totalità della proiezione, altri non è che la denuncia di un potere effimero che si spaccia per faro guida della moderna società.  Tuttavia il regista non si limita alla superficialità ormai "già sentita" di questo aspetto, bensì si tuffa nell'occhio del ciclone e ci mostra la storia di un uomo, Jordan Belfort , che, grazie ad una sua abilità ben sfruttata, entra in una tempesta e la cavalca fino a perdersi in essa. È qui che scatta la foto reale e concreta della società nella quale viviamo: tutto ormai è dominato dalla Borsa, dalle azioni, dai punti, dagli indici ma dietro tutto questo fumo non c'è altro che una banda di esaltati che pensa di poter fare il bello e il cattivo tempo, ponendosi oltre le regole stesse del gioco a cui prendono parte.
Jordan Belfort è un abile venditore che prende azioni senza valore e riesce a venderle come se fossero preziosissime. "Tutto questo è legale?", ci chiede lo stesso protagonista fissandoci dritto in camera. "No", risponde poi sorridendoci. Ed è qui che avviene la più fantastica delle magie. Quel suo sorriso ci ha conquistato e lui è davvero riuscito a "venderci la penna"; tant'è che prendiamo le sue difese, le difese di un truffatore che ci sfila i risparmi e li brucia in droga, eccessi e prostitute, anche quando il ligio e tenace agente F.B.I (interpretato da Kyle Chandler)inizia ad indagare su di lui e sulla sua società finanziaria.
Come accadeva in Taxi Driver, ancora una volta Martin Scorsese opera uno scavalcamento della canonica divisione bene/male e ci porta a fare il tifo per il nostro peggiore nemico; riportandoci poi sul finale del film, con alcune semplici ed efficaci inquadrature, alla realtà dei fatti.
Si potrebbe parlare a lungo di questo film ma non voglio togliervi il gusto di sviscerare personalmente i diversi elementi che si nascondono dietro al caos superficiale. Forse è questo che definirei non difetto ma punto di inciampo di The Wolf Of Wall Street: il film ha un evidente strato esterno di caotico eccesso. Se tuttavia si riesce a non soffermarsi troppo su questo aspetto e comprendendo che esso altro non è che un linguaggio basilare per innalzare il resto delle chiavi di lettura dell'opera, allora non si potrà che apprezzare il film per ciò che è: la fotografia di una società che si sbriciola sotto la pioggia degli eccessi di persone che si sentono divinità. Qualcuno ha creato l'esigenza della penna e poi ce l'ha venduta ad un prezzo troppo alto.

A questo punto la domanda sorge spontanea: che giudizio dare alla pellicola?
Una particolarità di questa rubrica è che non verranno dati giudizi "scolastici" al film: niente mediocre, sufficiente, quattro, otto, faccine colorate e via dicendo. Non ho intenzione di condizionare (più di quanto non potrei già aver fatto nell'articolo) la visione da parte dello spettatore.
Lo scopo resta quello di dare uno strumento di lettura del film, non un dictat. Per questo vorrei utilizzare come metro di opinione una frase che vuole riassumere in breve quanto detto fin qui e dare, in maniera del tutto informale, una sorta di giudizio quanto più possibile onesto.

Per quanto mi riguarda The Wolf Of Wall Street è da guardare due volte e con mente aperta. Una sorta di "busta a sorpresa" come quelle che si acquistano in edicola.

Un giorno capiterà che potremmo incontrarci e parlare di questo film in un locale della capitale, davanti ad una bella tazza di cioccolata calda, mentre ci battiamo ritmicamente un pugno sul petto e mugoliamo una musichetta che non uscirà più dalla nostra testa (guardate il film e capirete).
Ma non oggi vi prego. Oggi Roma è allagata. Russell Crowe, vestito da Noè, con il suo bastone da mago, è partito con la sua arca mentre noi, poveri uomini rimasti a terra, veniamo puniti per la nostra ingenuità. Se fossimo stati come Jordan Belfort forse saremmo riusciti ad imbarcarci ma non a salvarci. Meglio rimanercene nelle nostre città che si sgretolano come castelli di sabbia in riva al mare. Queste sono giornate fredde e grigie. Questi sono giorni di pioggia. 

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