martedì 1 luglio 2014

Intervista ad Arman Azemoon pianista, direttore d'orchestra e compositore italo-iraniano

           Arman dirige attualmente l'orchestra sinfonica S. Croce al Flaminio di Roma  

                  
      1) Sono tanti anni che vivi in Italia, ti sei diplomato a Roma al conservatorio di S. Cecilia, cosa hai                     conservato della tua cultura di origine ? Nella musica che componi è presente la sua influenza?
  
Manco da tantissimo tempo dal mio paese d’origine. Ho lasciato l’Iran nel 1977 quando avevo 11 anni. Ho conservato la lingua, il Farsi, ma anche certi schemi di comportamento tipici
del mondo orientale: gli iraniani amano essere ospitali e aperti alle esigenze altrui. Sono forse un po’ troppo complimentosi … ed anche io lo sono.
Nella mia musica non utilizzo tecniche compositive persiane, tuttavia si avverte un clima nostalgico e mistico che pervade quei luoghi.


2) Cosa si impara dirigendo un'orchestra
La prima cosa che ho imparato dirigendo una orchestra è l’importanza della comunicazione fra le anime dei singoli individui. Se i componenti di un organico orchestrale non entrano fra di loro in sintonia, e il direttore è elemento essenziale  affinché  ciò avvenga, si può con sicurezza affermare che il risultato finale sarà un’ esecuzione arida, meramente formale ancorché tecnicamente corretta.

3) Serve più essere pazienti o autoritari ?
La pazienza deve andare di pari passo con l’autorevolezza. Si possono imporre linee musicali ed interpretative con fermezza ma sempre spiegando il perché di certe scelte. Ciò permette che queste vengano condivise. L’orchestra non è proprio un luogo di democrazia. Autoritarismo? Preferirei parlare di monarchia illuminata.       
                                                                






4) Cosa ti ha spinto a fare della musica la tua professione ?

Durante gli studi musicali, quando ero molto giovane, non mi ponevo davanti alla musica in termini professionali. Ho iniziato tuttavia molto presto ad insegnare il pianoforte per necessità scoprendo in me una forte vocazione per la didattica. La composizione e la direzione d’orchestra sono arrivate più tardi. Purtroppo in un paese come l’ Italia esistono enormi ostacoli per coloro  che scelgono la musica come professione.
 


5) Le tue composizioni da dove traggono ispirazione ?

Quasi tutte le mie composizioni hanno avuto inizio in momenti di grande serenità interiore. Trovo difficile comporre su commissione: la mia creatività nasce infatti spontaneamente dallo stato d’animo del momento ed ha  una fortissima connotazione mistica. Posso dire che la mia musica è espressione dello spirito.

 



6) Scegli per noi uno dei tuoi brani e raccontaci la sua storia

Ho scelto per voi il mio preludio per violoncello e pianoforte.
Questo brano è stato composto, insieme ad altri, come colonna sonora originale per lo spettacolo Romeo e Giulietta di Shakespeare con la regia dell’amico Marco Brogi nel 2005. Rappresenta proprio il momento del suicidio dei protagonisti. Il violoncello è la voce dell’anima dopo il trapasso.
La morte di Romeo e Giulietta è una morte per amore, una morte nobile, dignitosa, struggente che ricorda il martirio dei mistici che, per un alto ideale,  hanno  rinunciato a se stessi.

                                                                                                             
                                                                                                          Marisa Felice


"Là fuori
al di là delle idee di falso e giusto
c’è un vasto campo:
come vorrei incontrarvi là.
Quando colui che cerca raggiunge
quel campo
si stende e si rilassa:
là non esiste credere o non credere."   (Jalāl al-Dīn Rūmī)



Preludio n 1 per violoncello e piano

Orchestra S. Croce al Flaminio

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