mercoledì 1 ottobre 2014

I FIGLI DEL JAZZ- PARTE SECONDA

Amici cari rieccoci qui!

Continuiamo il nostro viaggio nel jazz….ballereccio, parlando di altri stili di danza nati grazie appunto a questo genere musicale. Il mese scorso abbiamo conosciuto meglio il Charleston, oggi invece vi parlerò dei suoi fratellini, alias Quick Step, Fox Trot, Slow Fox e Jive.

Inizierò con il primo in ordine cronologico, presentandovi il
”FOX TROT”.

Il Fox Trot nasce in America ed ha le sue radici nel “Ragtime”, stile musicale nato nei quartieri a luci rosse americani, caratterizzato da un ritmo sincopato, spesso abbinato al “Cake walk”, un ballo simile ad una marcetta.

Il Rag time preparò l’avvento del Jazz ed è proprio nel momento di fusione tra questi due stili musicali che nasce il Fox trot (Fox=volpe; trot=passo). Per alcuni studiosi questo ballo fa parte al gruppo di danze, derivate dal Rag time, che sfrutta il nome degli animali per proporre passi su ritmi sincopati che ne imitano le movenze: ad esempio il Donkey trot (passo dell’asino), il Geechie walk (passeggiata dell’oca) e il Chicken Wheel (ruota della gallina).

Il Fox trot inizia a diffondersi nei primi anni del ‘900 negli Stati Uniti, precisamente nel 1913 quando Harry Fox, impresario di balletti, lo fece eseguire alle ballerine del suo spettacolo; il caratteristico passo trotterellato del cavallo (in inglese”tro”)e forse anche il cognome del suo creatore imposero il nome a questo ballo. Fu successo immediato!

In Europa il Fox trot prende piede nel 1915, dapprima in Inghilterra, poi anche in Italia durante il regime fascista: la mania del Duce di italianizzare tutte le parole straniere di uso comune portò a ribattezzare questo ballo come”danza volpina”.


Il ritmo del Fox trot è “S-S, Q-Q”,ovvero lento lento(Slow), veloce veloce (Quick); è un ballo che si esegue in coppia, in presa chiusa (busto contro busto), con movimenti simultanei e con i corpi dei ballerini sempre a contatto l’uno con l’altro. Sul finire della Grande Guerra nascono due varianti, che sono ancora oggi in uso nella categoria ballo da sala della Fids: lo Slow fox e il Quick step. Quando il Fox trot fu portato a Londra dal grande ballerino Oscar Duryea la Società Imperiale dei Maestri di ballo adottò il nuovo arrivato, apportandovi però importanti trasformazioni. Ed è qui che entra in scena lo Slow Fox.

La storia dello Slow fox inizia dalle origini più recenti del Fox trot e ne è la sua versione lenta. I maestri di ballo inglesi modificarono del tutto la danza americana rendendola completamente nuova: furono aboliti i salti e i movimenti scattosi tipici del Fox trot e furono introdotti passi più morbidi e delicati, chiaramente ispirati dal valzer lento. Nacque così lo Slow fox, un nuovo ballo totalmente inglese, in assoluto il più tecnico dei balli standard.


Il Quick Step invece è il …fratello veloce dello Slow fox e del Fox trot: di origine inglese, nasce nel 1920, epoca in cui regnava il Jazz, che gli ha donato musiche e ritmi. Frutto di una combinazione di Charleston, Fox trot e One step, il Quick step ha una tecnica molto complessa e diversa dal Fox, caratterizzata da una successione di passi velocissimi alternati a passi lievemente più lenti e da saltelli verso l’alto. Un’immagine perfetta del Quick step ce la danno gli indimenticati Fred Astaire e Ginger Rogers nei loro famosi musical dell’epoca.

Ultimo, non per importanza, figlio del Jazz ed evoluzione del Fox trot è il Jive, frutto degli esperimenti del direttore d’Orchestra Benny Goodman: egli cambiò gli accenti al tempo della musica del Fox trot, ottenendo il ritmo dello Swing. Negli anni trenta, periodo di forte sviluppo per il ballo, le orchestre statunitensi di musica da ballo si davano battaglia creando ritmi sempre nuovi da abbinare a balli ancor più innovativi.

 I ballerini inventavano passi e figure mai visti, ispirandosi al “Lindy hop”, prima versione del Rock and roll diffuso, insieme con lo Swing, dai soldati americani nelle varie nazioni in cui combattevano. Per questo il Jive ebbe diversi nomi: “Jive”, appunto, in Inghilterra, “Boogie Woogie” in Italia, “Be-boop” in Francia, “Blues boogie” in Germania, ecc. Dopo il conflitto, con l’evoluzione del Jazz verso il Bebop, il Break-away diventò la base del Rock and roll, mentre il Jive fu sottoposto ad una serie di revisioni e perfezionamenti stilistici che ne hanno fatto uno dei balli ancora oggi più prestigiosi a livello internazionale. A livello agonistico il Jive è piuttosto impegnativo, ma per chi lo pratica per hobby i suoi passi di facile apprendimento lo rendono accessibile e divertente anche ai ballerini principianti.

Sperando che con questa carrellata di balli magari un po’ di voglia di ballare sia venuta anche a voi, vi saluto col mio casquet con la gambetta alzata e vi aspetto qui puntuali il mese prossimo con la nostra prima intervista ad una grande ballerina!

Laura Quatrini

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